Bio e Bio
L’abbandono delle aziende agricole in montagna ed alta collina da parte degli agricoltori è un fenomeno molto attuale, dovuto alla progressiva perdita di competitività delle stesse, e questo ha forti ripercussioni sulla gestione del territorio e sulla tutela del paesaggio. D’altro canto, il settore del biologico è in costante crescita così come la domanda di prodotti agricoli biologici da parte dell’industria di prima trasformazione. Di fatto, i terreni marginali della montagna sono stati sempre caratterizzati da coltivazioni a basso input, pertanto il passaggio a produzioni certificate in biologico non dovrebbe comportare complicazioni nella gestione aziendale bensì ad un miglioramento della produzione di valore (PLV). Le varietà antiche di cereali del genere Triticum stanno vivendo un momento di riscoperta, caratterizzato da un sempre maggiore interesse dei consumatori. La loro coltivazione su un numero crescente di ettari favorirebbe la conservazione dell’agro-biodiversità ed amplierebbe la varietà dell’offerta di cereali disponibili ai consumatori, sempre più interessati ad una dieta varia e sostenibile.
L'Obiettivo del Progetto
L’obiettivo del piano di innovazione BIOeBIO è quello di riportare competitività alle aziende agricole di montagna e di alta collina attraverso la valorizzazione dell’agro-biodiversità cerealicola grazie alla coltivazione in biologico, tenendo anche conto dell’esistenza di una crescente domanda, attualmente soddisfatta da produzioni fuori regione ed estere, da parte dell’industria di prima trasformazione locale.
Nel settore dei prodotti finiti a base di varietà storiche delle specie di T. turgidum var. durum Desf. e Triticum aestivum L. è particolarmente auspicabile la diffusione della coltivazione in biologico. I consumatori, infatti, si aspettano di trovare prodotti finiti biologici ottenuti da queste varietà. In sintesi, appare vincente l’associazione biodiversità e biologico, da qui il nome del progetto che stiamo proponendo “BIOeBIO.
In prospettiva, il piano dovrà rappresentare un modello per gli agricoltori di un territorio marginale come quello dell’alta collina e della montagna stimolando la conversione delle loro aziende alla coltivazione biologica, regime colturale che attualmente offre interessanti potenzialità di business. L’innovazione che il piano si propone di sviluppare riguarda l’individuazione delle combinazioni di genotipi antichi che seminati contemporaneamente nello stesso appezzamento, e quindi coltivati in miscuglio, in coltivazione biologica, sono in grado di mostrare la miglior prestazione in termini di resa in campo e di predisposizione alla prima e seconda trasformazione. Gli agricoltori saranno direttamente coinvolti nel processo di selezione e moltiplicazione dei materiali da seminare sui propri terreni, nello specifico miscugli di linee pure/varietà antiche con caratteristiche diverse sia dal punto di vista dell’adattabilità che delle caratteristiche qualitative. Il razionale di ciò è che più genotipi coltivati contemporaneamente in terreni marginali, o soggetti a fenomeni climatici estremi, possano compensarsi a vicenda e quindi garantire una stabilità sia di resa che di qualità; pertanto, questi miscugli rappresentano una potenziale risorsa anche in relazione ai cambiamenti climatici. Partendo da miscugli composti dalle stesse linee pure, quindi con lo stesso livello di incidenza percentuale, col tempo si vedrà che tale incidenza cambierà in funzione delle caratteristiche del suolo e del microclima aziendale creando un miscuglio diverso per ogni agricoltore. Attualmente, l’industria di trasformazione acquista le varietà antiche coltivate in purezza per poi farne un blend al mulino; il progetto BIOeBIO anticipa questa operazione grazie alla coltivazione in miscuglio direttamente in campo.
Il piano di innovazione si propone di caratterizzare i miscugli sviluppati e le varietà pure che li compongono dal punto di vista agronomico (rilevando l’eventuale presenza di micotossine contaminanti) e dal punto di vista chimico e nutrizionale (contenuto di micro e macro elementi, vitamine del gruppo B, acidi fenolici, fibre), oltre a considerarne l’utilizzo per lo sviluppo di prodotti salutistici verificando la loro qualità nutrizionale ed alcuni effetti sulla salute. Il piano di innovazione prevede inoltre di misurare l’incremento di produzione lorda vendibile (PLV) ottenuta con le coltivazioni dei grani antichi in biologico con particolare riferimento ai miscugli, ed effettuare un’analisi di mercato per valorizzare la competitività delle aziende e del territorio che le ospita. Le aziende agricole partner del piano diventeranno opinion leader nei loro territori e testimonial dell’innovazione sviluppata e più in generale della coltivazione in biologico dei cereali.
Il territorio e lo scenario
Il GAL Alto Tammaro - Titerno si estende su un’area piuttosto vasta della provincia di Benevento. Il territorio comprende ben 28 comuni all’interno di quattro Sistemi Territoriali Regionali. La cerealicoltura in questi territori, ed in particolare in alcuni comuni di alta collina o addirittura montani, rappresenta l’unica coltura effettivamente realizzabile. Negli ultimi anni però queste coltivazioni stanno vivendo un declino, principalmente dovuto alla bassa redditività. Molte terre sono state abbandonate e c’è stato un vero e proprio esodo verso le principali città e zone industriali che ha determinato un’alterazione di tutto il tessuto socio-economico di queste aree. Inoltre, l’abbandono delle terre ha causato anche gravi problemi di carattere ambientale, poiché i terreni lasciati incolti sono diventati più suscettibili all’erosione con conseguenti problemi di frane e smottamenti. In un’ottica di riscatto socio-economico, si è pensato che la re-introduzione di antiche varietà di cereali (grano duro e grano tenero) possa offrire una valida alternativa non solo all’abbandono di queste terre ma anche alla coltivazione di varietà “moderne” di frumento. Questo perché i genotipi tradizionali, rispetto alle varietà di più recente costituzione, risultano più rustici e richiedono solitamente minori input chimico-energetici, con conseguente riduzione anche dei costi di produzione; queste varietà antiche, quindi, si mostrano anche più idonee all’applicazione di modelli tecnico-colturali meno impattanti sull'ambiente, quali quelli tipici dall’agricoltura biologica.
I nuovi comportamenti di consumo legati sempre più al binomio “alimentazione e salute” e l’affermarsi della dieta mediterranea hanno accresciuto l’interesse del cittadino-consumatore verso prodotti salutistici, ottenuti artigianalmente e in modo sostenibile e ciò rappresenta una buona prospettiva per la reintroduzione dei cereali tradizionali in queste aree. La reintroduzione nei territori del GAL di questi cereali può offrire numerose opportunità agli imprenditori agricoli quali: recupero di antichi saperi; salvaguardia dell’ambiente, in quanto i grani “antichi” vengono coltivati in maniera biologica o facendo scarsissimo ricorso a prodotti chimici; alternativa di conversione produttiva per aziende poco competitive o dedite a colture in crisi (es. cerealicoltura tradizionale, tabacco, ecc.).
A fronte delle potenzialità offerte dalla coltivazione dei grani “antichi” esistono una serie di problematiche quali: polverizzazione produttiva ; mancanza di un modello organizzativo di filiera che sposti a valle la catena del valore; difficoltà di disporre di seme certificato. Le criticità evidenziate espongono le produzioni di grani “antichi” ad una serie di minacce, quali: sostituzione con colture industriali, poco sostenibili dal punto di vista ambientale ma che offrono alle imprese la possibilità di collocarsi in filiere già organizzate; comportamenti opportunistici, ovvero può accadere che i consumatori vengano frodati attraverso l’acquisto di farina o semola ottenute con miscele di grani moderni anziché prodotte da grani “antichi”.
Il progetto BIOeBIO si pone l’obiettivo di risolvere almeno alcune di tali problematiche e di arginare le minacce evidenziate attraverso una serie di azioni che permettano alle aziende cerealicole, attraverso la riconversione, di cogliere le nuove opportunità di mercato offerte dalla crescente domanda di alimenti sani e biologici, prodotti e commercializzati a livello locale e facilmente rintracciabili , per i quali il consumatore manifesta una maggiore disponibilità a pagare.
Descrizione delle attività
Il Progetto POI BIOeBIO si pone il seguente obiettivo: portare le aziende agricole di montagna e di alta collina ad essere competitive attraverso la valorizzazione dell'agro-biodiversità cerealicola e la coltivazione in biologico, tenendo anche conto dell’esistenza di una crescente domanda, attualmente soddisfatta da produzioni fuori regione ed estere, da parte dell’industria di prima trasformazione locale.
Nell’ambito del progetto ALTA QUALITA’
- Terramadre Società Cooperativa Agricola, in qualità di Capofila e referente
del progetto, ha
provveduto a costituire un ampio partenariato che coprisse tutti i segmenti della filiera che si
sta studiando. Inoltre, coordinerà tutte le attività organizzativo-gestionali e amministrative
del progetto e sarà principalmente coinvolto nei WP2, WP4, WP5 e WP6.
- Azienda Agricola Di Iuorio Domenico, metterà a disposizione del progetto una
superficie di
circa 2,5 ettari per realizzare delle prove agronomiche di confronto tra miscugli di frumento
duro e frumento tenero tradizionali rispetto ai genotipi che costituiscono il miscuglio
coltivato. Le prove prevedranno anche un confronto di tali materiali con varietà moderne di
frumento duro e frumento tenero. L’azienda agricola sarà anche coinvolta nel WP che affronterà
la tematica riguardante l’analisi di mercato per verificare l’effetto dell’introduzione di
questo nuovo metodo di coltivazione sulla competitività aziendale.
- Azienda Agricola Bozzuto Giuseppina, metterà a disposizione del progetto una
superficie di
circa 2,5 ettari per realizzare delle prove agronomiche di confronto tra miscugli di frumento
duro e frumento tenero tradizionali rispetto ai genotipi che costituiscono il miscuglio
coltivato. Le prove prevedranno anche un confronto di tali materiali con varietà moderne di
frumento duro e frumento tenero. L’azienda agricola sarà anche coinvolta nel WP che affronterà
la tematica riguardante l’analisi di mercato per verificare l’effetto dell’introduzione di
questo nuovo metodo di coltivazione sulla competitività aziendale.
- Azienda Agricola Paolucci Lina, metterà a disposizione del progetto una
superficie di circa
2,5 ettari per realizzare delle prove agronomiche di confronto tra miscugli di frumento duro e
frumento tenero tradizionali rispetto ai genotipi che costituiscono il miscuglio coltivato. Le
prove prevedranno anche un confronto di tali materiali con varietà moderne di frumento duro e
frumento tenero. L’azienda agricola sarà anche coinvolta nel WP che affronterà la tematica
riguardante l’analisi di mercato per verificare l’effetto dell’introduzione di questo nuovo
metodo di coltivazione sulla competitività aziendale.
- Mulino Pilla Srl che eseguirà una serie di macinazioni per valutare le rese e
la qualità della
semola/farina che si ottiene dalla molitura dei miscugli.
- UNINA – Dipartimento di Agraria, si occuperà di favorire l’introduzione dei
nuovi miscugli
negli
ordinamenti colturali delle aziende agricole in sostituzione dei frumenti moderni ed in regime
biologico. Tali attività saranno sviluppate dal gruppo di lavoro agronomico coordinato dalla
Dott.ssa Ida Di Mola. Tutte le attività che riguarderanno le caratterizzazioni chimico
nutrizionali verranno svolte dal gruppo tecnologico coinvolto nel progetto coordinato dalla
Prof.ssa Silvana Cavella. Infine, verranno condotte analisi economiche, coordinate dal Prof.
Gianni Cicia, per valutare la effettiva sostenibilità della filiera.
- CNR – Istituto di Scienze Applicate e Sistemi Intelligenti “E.
Caianiello”(ISASI) si occuperà
di
effettuare analisi in campo impiegando tecniche avanzate di imaging infrarosso utili sia al
monitoraggio degli stati fenologici dei diversi miscugli sia per verificare l’adattabilità degli
stessi ai vari fattori di stress durante la sperimentazione.